Il Chianti è una vasta area collinare posta al centro della Toscana, approssimativamente tra Firenze e Siena, senza confini geografici precisi. Solo ad est è limitato da una catena di monti che lo separano dal Valdarno Superiore, i Monti del Chianti, che non superano i 900 metri. Per il resto si tratta di un'area dall'irregolare conformazione, percorsa da una ricca rete di fiumi e torrenti di breve corso, i più importanti dei quali sono la Pesa, l'Arbia, la Greve, l'Elsa e l'Ombrone. Il clima è abbastanza omogeneo e senza fasi intermedie, senza mitezze: d'estate fa molto caldo, d'inverno molto freddo. La pioggia è abbondante, la neve talvolta imbianca il paesaggio.
Il territorio del Chianti Classico (foto www.chianticlassico.com)
Il Chianti è il felice esempio del connubio fra ambiente ed attività umana e le sue colline sono ovunque conosciute per l'incomparabile bellezza paesaggistica. Chi si aspetta una zona piena di filari di viti, rimane però deluso: la realtà paesaggistica è molto variegata e la parte del leone la fanno le zone boschive, composte essenzialmente da querceti e castagneti, che ricoprono i dolci declivi. Qua e là queste fitte selve si aprono per dar posto a fattorie, antichi castelli, pievi secolari, borghi ridenti e affaccendati. Il nome Chianti, per quante poetiche congetture si facciano, appare solo a partire dal Medioevo e la sua etimologia è ancora parecchio incerta. Per quanto riguarda il nome per designare un tipo particolare di vino, bisogna addirittura aspettare il Quattrocento, ma per molto tempo il termine Chianti resterà riferito genericamente al nome di “vermiglio” o “vino di Firenze”. Solo nel Seicento, con l'intensificarsi del commercio e delle esportazioni, il Chianti comincia a guadagnar fama, tanto da venir esportato in Inghilterra come prodotto di qualità. Cantava Francesco Redi alla fine del Seicento nel suo celebre Bacco in Toscana:
Lingua mia già fatta scaltra
Gusta un po', gusta quest'altro
Vin robusto che si vanta
D'esser nato in mezzo al Chianti [...]
Maestoso
Imperioso
Mi passeggia dentro il core
E ne scaccia senza strepito
Ogni affanno e ogni dolore.
Poi lentamente le cose cambiarono e per Chianti si cominciò a intendere tutto il vino che proveniva dalle migliori zone della Toscana e qualche volta addirittura da regioni confinanti. Dovette intervenire il Granduca Cosimo III in persona che con un editto, nel 1716, formulò il primo disciplinare del Chianti per regolamentare la zona di produzione; il bando comminava anche pene severe per casi di contraffazione e traffico clandestino. Una apposita congregazione doveva vigilare che i vini toscani fossero muniti di garanzia.
Marchio del Consorzio Vino Chianti Classico (foto www.chianticlassico.com)
Tra il 1834 ed il 1837 Bettino Ricasoli, ancora giovanissimo, mise a punto, sperimentando nell’azienda di famiglia a Brolio, l’uvaggio più idoneo per produrre il Chianti e ne riferì in una nota conservata presso l’Accademia dei Georgofili. In pratica si trattava di una miscela di uve nere e bianche: 70% di Sangiovese per il corpo ed il colore, 15% di Malvasia per l'acidità e la finezza, 15% di Canaiolo per il profumo e la dolcezza, il tutto fermentato in due fasi successive.
Fu così che, nell'Ottocento, questo vino prese forma e carattere adottando il nome della zona di produzione. Sempre in quell’epoca iniziarono a crescere le richieste per questo prodotto in considerazione delle sue peculiari caratteristiche dovute soprattutto alle favorevoli condizioni ambientali e alla grande serietà, esperienza e passione dei viticoltori, ma anche occasionalmente, alle vicissitudini della viticoltura francese devastata, in quel tempo, dalla fillossera.
Nel 1878 il Chianti veniva addirittura premiato all'esposizione di Parigi.
Ma ancora, troppo spesso, la denominazione da geografica si trasformava in enologica ed i chiantigiani dovettero attendere il 1932 quando, dopo tante battaglie, una commissione ministeriale riconobbe al loro vino, a titolo di risarcimento, il diritto di avvalersi della denominazione “Chianti Classico” in quanto prodotto nella zona storica, cioè in quella di origine più antica dove è nato e si è affermato questo vino. La denominazione Chianti viene attualmente attribuita anche a vini di aree circostanti (Chianti Colli Fiorentini, Chianti Colli Senesi, Chianti Colli Aretini, ecc) tanto da coprire un territorio di circa 450.000 ettari.
Uva di San Giovese del Chianti Classico (foto www.chianticlassico.com)
Nel 1963 la Legge 930 mise un primo ordine nel settore delle denominazioni consentendo al Chianti Classico, nel 1967, di ricevere tra i primi vini italiani la denominazione di origine controllata e nel 1984 quella controllata e garantita.
Nel 1996 dopo tante battaglie e discussioni è cambiata anche la disciplinare per l'uvaggio: è possibile oggigiorno usare Sangiovese fino al 100% permettendo la produzione di vini importanti da invecchiamento che rispondono a un gusto più internazionale: da quel momento la corsa al rialzo dei prezzi non si è più fermata.
La produzione di Chianti Classico si aggira ogni anno, mediamente, intorno ai 270/280.00 ettolitri, con una resa media di poco superiore ai 40 ettolitri. Gran parte del vino prodotto viene commercializzato imbottigliato ed il 65/70% circa esportato.
Il Consorzio del Chianti Classico, fondato con lungimiranza dai produttori chiantigiani nel 1924 e primo organismo del genere a costituirsi nel nostro paese, è stato sempre il cemento che ha tenuto uniti i produttori e la sede di continue iniziative tendenti a qualificare e valorizzare, con tutti i mezzi, le produzioni del territorio autentificate con il marchio Gallo Nero.