Del castello di San Donato, posto su una collina a 420 metri di altezza e una volta dotato di possenti mura melate, non rimangono che alcuni torrioni e tratti delle mura. Il borgo invece, mantiene intatta la sua struttura originaria medievale, con le caratteristiche stradine strette e le case in pietra.
Il borgo di San Donato in Poggio (foto www.chiantiview.com)
San Donato è ricordato per essere stato per ben due volte, nel 1176 e nel 1265, sede del trattato di pace tra le Repubbliche di Firenze e di Siena. Da San Donato partirono le truppe fiorentine per la disastrosa battaglia di Montaperti del 1260, l’ultima persa dalla città gigliata, e i ghibellini come ritorsione attaccarono il paese arrecando gravi danni. Sulla piazza principale si alza il notevole Palazzo Malaspina e la chiesa di Santa Maria della Neve: un tempo ospedale per i poveri, fu sede della omonima confraternita. Al suo interno conserva alcuni affreschi trecenteschi.
Posta sull’antica strada regia romana che si svolgeva lungo il crinale delle colline che dividono la Valdelsa e la Val di Pesa, la pieve di San Donato si trova a breve distanza dall’omonimo borgo. La più antica memoria di questa pieve risale al 989. Trovandosi su una delle principali vie di comunicazione del contado fiorentino e in prossimità di un cospicuo insediamento murato, la chiesa ebbe in passato notevole importanza: aveva infatti dignità capitolare, con un priore e una piccola comunità di sacerdoti secolari. Dalla pieve dipendevano circa dodici chiese tra le quali anche due “spedali” per il ricovero dei pellegrini e dei viandanti più poveri. A conferma dell’importanza della pieve sta anche il fatto che per secoli la pievania di San Donato fu appannaggio della casa magnatizia dei Gherardini che possedevano molte terre e castelli nei dintorni.
La Pieve Romanica di San Donato in Poggioo (foto www.chiantiview.com)
La chiesa che si può ammirare oggi, risale probabilmente alla metà del XII secolo ed è un tipico esempio di costruzione romanica della campagna fiorentina. È un edificio a pianta basilicale, secondo l’eredità della tradizione tardo-antica, che consta di tre navate divise da archi sostenuti da pilastri quadrangolari e concluse da tre absidi semicircolari. Del tutto assente all’interno ogni forma di decorazione, così come sulla facciata. Quest’ultima consta di un semplicissimo portale con lunetta e una finestrella bifora. Un’alta torre campanaria si eleva sul lato destro della pieve, in linea con la facciata, ed occupa con la sua mole la prima campata della navatella. A differenza della chiesa, interamente realizzata con la pietra bianca locale, l’alberese, il campanile, per circa due terzi della sua altezza, è costruito con un materiale diverso, la pietraforte, di un colore assai più scuro, determinando un interessante contrasto cromatico. Per il resto, il candido, regolarissimo rivestimento a filaretti di alberese evidenzia la nitida geometria dei semplici volumi che compongono la costruzione.
Il santuario si trova a Pietracupa, sulla strada che va verso Castellina. Fondato nel 1565 attorno a un tabernacolo con una Madonna affrescata da Paolo Schiavo, pittore influenzato dalla pittura di Masaccio, l’edificio ha un portico che lo abbraccia su tre lati. L’interno è a un'unica navata e ha sull’altare maggiore una tela del Passignano con i Santi Pietro, Donato, Lorenzo e l’Arcangelo Gabriele dipinta attorno alla più antica immagine dello Schiavo.