Radda si trova a 533 metri su un’alta collina che segna lo spartiacque tra la Pesa, affluente dell’Arno, e l’Arbia, affluente dell’Ombrone. Confrontando lo stemma del Comune di Radda (tre alberi) con quello del Comune di Gaiole, dove figurano tre grossi pini, si nota subito la loro affinità e viene da pensare che tali stemmi possano aver avuto origine dall’antico stato agreste e selvoso del Chianti, quando questa regione nell’alto Medioevo era forse uno dei luoghi preferiti per le cacce dei Marchesi di Toscana. Proprio il Marchese Ugo di Toscana nel 995 donò il territorio di Radda alla Badia Fiorentina a cui la sua famiglia era particolarmente legata. Nel 1002 quasi alla vigilia della sua morte l’Imperatore Ottone III confermò alla Badia Fiorentina, fondata da Willa, madre del Marchese Ugo, tutti i suoi possessi. Radda entrò successivamente nei possedimenti dei Conti Guidi, potenti feudatari, finché, nel lungo processo di riaffermazione dei centri cittadini sul potere feudale del contado, il paese entrò a far parte più strettamente dei possedimenti di Firenze, ma ciò causò continui attacchi dei senesi che più volte l’assediarono.
Particolari di Radda in Chianti (foto www.chiantistorico.com)
Nella divisione amministrativa della Repubblica Fiorentina, Radda divenne il capoluogo di uno dei terzieri in cui era divisa la Lega del Chianti. Le leghe erano giurisdizioni autonome dotate di statuti propri, nate nel Trecento per rispondere a esigenze difensive e amministrative. A capo di ogni Lega vi era un capitano o Podestà , nominato dalla Signoria di Firenze, che rappresentava il governo centrale. Il Podestà aveva obbligo di residenza nel capoluogo della Lega. Nel 1415 Radda divenne capoluogo della Lega del Chianti: in conseguenza si iniziò la costruzione del palazzo Pretorio che rappresenta ancora oggi un interessante esempio di architettura minore fiorentina. La facciata è adorna degli stemmi dei vari Podestà che si sono succeduti. La loggia del palazzo, oggi sede del Comune, ospita un elegante affresco del XV secolo con la Madonna col Bambino tra i Santi Giovanni Battista e Cristoforo. Ma proprio nel Quattrocento Radda dovette anche subire dei terribili attacchi da parte degli Aragonesi alleati dei Senesi e addirittura nel 1478 questi, dopo aver stretto d’assedio il paese e averlo preso, lo bruciarono. Eppure la fine dei contrasti tra Firenze e Siena conclusi con la capitolazione di quest’ultima, segnarono per assurdo anche la fine della prosperità di Radda: lontana dalle grandi direttrici di comunicazione subì una lenta decadenza.
Storia e cultura a Radda in Chianti (foto www.chiantistorico.com)
Solo nell’Ottocento Radda ha assunto un volto più dinamico valorizzando le proprie risorse agricole; ad esse si è aggiunta nel Novecento anche l’ospitalità turistica in quanto il paese conserva intatta la struttura urbanistica medievale e i dintorni, coi loro vigneti e le dolci colline boscose, rappresentano un ritiro ideale per chi vuole fuggire dal caos cittadino.
Radda conserva la forma ovale con i vicoli che, in continuità concentrica, salgono verso la rocca. Le antiche abitazioni, ben restaurate, lasciano spazio qua e là a piazzette assai gradevoli dove si può in pace gustare un bicchiere di vino. Dal punto di vista artistico la cosa più interessante è il convento dei francescani che si trova alla periferia del paese. La chiesa quattrocentesca è stata costruita in stile tardogotico ed è ornata da un portico cinquecentesco.
Antico castello longobardo, Monterinaldi appare la prima volta in un documento che attesta la proprietà di un conte Gottifredo o Gottizio di nazione longobarda. In seguito sembra sia stato possesso della famiglia di Monte Rinaldi, da cui il nome. Poi con un privilegio dell’Imperatore Enrico VI la tenuta passò in possesso nel 1191 ai potenti Conti Guidi. Teatro di aspre lotte, il castello più più volte saccheggiato fino ad entrare definitivamente nell’orbita della Repubblica Fiorentina. Nel 1867 fu trasformato in villa e solo nel 1965 lo scrittore inglese Raymond Flower ha cercato di riportarlo all’antico aspetto. Oggi Monterinaldi è al centro di una grande zona vinicola, una delle più vaste del comune di Radda.
Contrariamente alla maggior parte delle costruzioni chiantigiane costruite col chiaro alberese, Volpaia, per la vicinanza ad una cava di macigno, fu interamente costruita in pietra arenaria e per questo ha quel colore scuro che la caratterizza. La cinta muraria del castello doveva essere di forma ellittica, anche se oggi è difficilmente rintracciabile. Dell’antico castello rimangono la solida torre principale che doveva avere funzione di cassero e una delle torri minori. Anche questo castello, come gli altri della zona, ha origini remote e dalla seconda metà del XII secolo entrò a far parte del territorio fiorentino. Venne così coinvolto nelle sanguinose lotte tra Firenze e Siena e nel 1478 fu addirittura espugnato dalle soldatesche senesi e aragonesi in guerra contro la città dell’Arno. Ma con la caduta di Siena del 1555 Volpaia perse la funzione militare e difensiva per assumere l’aspetto di un ridente borgo agricolo con addirittura due chiese: una detta della Commenda di Sant’Eufrosino, di stile brunelleschiano, sorge in una piazzetta alberata con un pozzo ottagonale. La chiesa sconsacrata è stata attualmente adibita a cantina. L’altra, dedicata a San Lorenzo, risale al XII secolo, ma è stata rimaneggiata nel Settecento.
Tra boschi di querce, posto su un poggio isolato e non lontano dalle sorgenti della Pesa sorge il castello di Albola Vecchia, che in un documento datato 1010 l'Arcivescovo di Milano Arnolfo concesse a un tale Gerardo. Un secolo più tardi venne costruito l'edificio di cui è possibile ancora oggi ammirare il massiccio cassero che si apre a una certa altezza da terra e che ha a fianco un’altra costruzione medievale più bassa di cui non è chiaro che funzione avesse. I resti del fortilizio sono oggi proprietà dell’ambasciatore tedesco Rudiger von Pachelbel, discendente del noto compositore.
Più in basso, poco lontano dal castello e in una felice posizione, si trova la villa cinquecentesca di Albola, apprezzata residenza di alcune note famiglie fiorentine come gli Acciaioli, i Pazzi, i Samminiati e i Ginori Conti. Qui risedette alla fine del Cinquecento anche una Santa: Maddalena de’ Pazzi. Gravemente ammalata durante un gelido inverno chiantigiano, Maddalena chiese ai suoi familiari di portarle dei grappoli d’uva. Costoro ribatterono che quello non era il tempo, ma viste le insistenze scesero nella vigna e vi trovarono miracolosamente dei bei grappoli maturi che Maddalena gustò sorridente.
Passata da varie mani, la tenuta venne venduta nel 1979 dal Principe Ginolo Ginori Conti alla società Pian d’Albola di Gianni Zonin, entrando dunque nell’omonimo gruppo.