Castellina si trova in una posizione assai favorevole, posta tra le valli della Pesa e dell’Elsa a nord e dell’Arbia a sud, lungo la via Chiantigiana, in posizione amena e spaziosa su un colle alto più di 500 metri.
Le sue origini sono antichissime, come ci testimonia l’imponente necropoli etrusca di Montecalvario del VII-VI secolo a.C. e quella più piccola ma più ricca del Poggino, ambedue appena fuori dal centro abitato. Nel I secolo a.C. la città etrusca venne completamente distrutta da un incendio, forse a seguito di un invasione dei Galli.
Panoramica di Castellina da Fonterutoli (foto Mazzei.it)
La Castellina medievale, chiamata Salingolpe (golpe è il toscano per volpe) sorse probabilmente su un precedente insediamento romano. Forse fu possesso del monastero di Passignano e non di altri feudatari, secondo un documento del 1204 esistente nell’Archivio di Stato di Firenze, dove è scritto che non avendo i monaci di Passignano soddisfatto un debito verso un tal Pergolotto di Lotteringo, egli subentrò nei diritti della Castellina, la quale sarebbe così passata in possesso dei feudatari del Trebbio e denominata perciò Castellina dei Trebbiesi, come la troviamo indicata sempre nei documenti successivi. I resti delle antiche fortificazioni sono ancora visibili sul colle chiamato Castellina Vecchia. Entrata a far parte della Repubblica Fiorentina, Castellina divenne il capoluogo di uno dei terzieri della Lega del Chianti, giurisdizione amministrativa in cui era diviso il territorio di Firenze. Alta su un colle e vicina alla acerrima nemica Siena, Castellina assunse un’importante funzione strategica e militare, tanto da essere cinta da forti mura turrite. Ma ben due volte il borgo venne preso e saccheggiato: la prima volta, nel 1397, dalle milizie senesi e milanesi capeggiate da Alberigo da Barbiano, e la seconda volta nel 1478, quando le soldatesche alleate napoletane e senesi riuscirono a occuparla, benché fosse stata difesa niente meno che da Giuliano da Sangallo. Caduta la Repubblica Senese nel 1555, Castellina entrò definitivamente nella tranquillità del Granducato perdendo quel suo ruolo di roccaforte avanzata. Da quel momento cominciò a dedicarsi completamente all’agricoltura che ancora oggi è la principale fonte di reddito.
Il monumento più interessante del paese è senza dubbio la Rocca, restaurata nel 1927 e adibita a sede comunale. Spicca in lontananza con la sua massa di pietra grigia, con il cassero e la torre merlata. Suggestiva è Via delle Volte, un lungo camminamento coperto che faceva parte dell’antico complesso fortificato e le cui strette feritoie incorniciano visioni suggestive della campagna circostante.
Là dove sorgeva l’antica porta fiorentina, distrutta durante la seconda guerra mondiale, sorge la moderna chiesa di San Salvatore che contiene tuttavia un bell’affresco staccato raffigurante la Madonna col Bambino di Lorenzo di Bicci. All’interno del paese si possono ammirare alcuni palazzi costruiti nel XV e nel XVI secolo e appartenuti agli Ugolini, ai Bianciardi e ai Segni-Straccali.
Del vecchio castello, il cui nome deriva dal personale latino Rutilus, oggi rimane solo qualche traccia nel complesso della fattoria omonima e del piccolo borgo circostante che sorge su un costone che divide il nucleo antico del Chianti dalla Valdelsa.
Il Castello di Fonterutoli - Castellina in Chianti (foto Castello di Fonterutoli)
Furono signori del castello i nobili di Staggia, ma il nome di Fonterutoli è celebre per quel contratto stipulato fra i podestà di Siena e di Firenze nel 1208 proprio qui, per delimitare l’estensione del contado delle due Repubbliche. Si decise di far partire dalle due città due cavalieri al canto del gallo: là dove si sarebbero incontrati, sarebbe stato tracciato il confine. Ma i furbi fiorentini si servirono per dar la sveglia al loro cavaliere di un galletto nero, tenuto a digiuno per tre giorni, che per fame cantò molto prima dell’alba. Il cavaliere fiorentino, avvantaggiato nella partenza, incontrò quello senese a Fonterutoli e così “in potere di Fiorenza fu del Chianti la contrada”. Oggi per fortuna, Fonterutoli è conosciuta più per il suo ottimo vino che per i trascorsi bellici. La famiglia Mazzei ne è proprietaria dal 1435, essendo Smeralda Mazzei andata sposa a Piero di Fonterutoli.
Proprietà del decano degli inglesi chiantigiani, lo scrittore Raymond Flower, che lo ha restaurato con amore, dell’antico castello rimane l’alto cassero e un breve tratto delle mura. Posto su un poggio non distante dal fiume Pesa, Grignano è già citato in documenti dell’XI secolo, dove si legge che il conte Landolfo, figlio di Gotifredo, assegnò alla sua sposa Aldina un quarto dei suoi beni. Distrutto nel 1452 dalle truppe di Ferdinando d’Aragona, venne ricostruito dai fiorentini e dopo la conquista di Siena, trasformato in casa colonica.
Contrapposto alla fortezza senese di Monteriggioni, era di grande importanza strategica per i fiorentini: resistette a un assedio nel 1397 comandato da Alberigo di Barbiano, ma il 23 luglio 1478 fu raso al suolo dai senesi e di esso perciò non rimangono che un piccolo tratto delle antiche mura e il basamento di una torre incorporato in una colonica. È per fortuna rimasta intatta la canonica di San Michele dalle tipiche forme romaniche: sulla facciata è interessante notare un motivo decorativo costituito da una serie di arcatelle.
Si tratta di un antico borgo posto in una splendida posizione, su un colle che domina la Valdelsa, a circa 450 metri di altezza. I documenti lo citano dal 1077 quando il nobile Rodolfo di Guinzo comprò una quota del castello, cedendola alla consorte Adalisia che poco meno di 20 anni dopo lo rivendette. Più tardi il possesso passò ai Ricasoli che in varie lettere ne lamentano le devastazioni subite al passaggio degli imperiali nel 1530. Oggi il castello è una fiorente azienda agricola che produce vino e olio, proprietà della famiglia Daddi e dell’antica fortificazione medievale è ancora possibile individuare interessanti elementi.