Barberino è posto tra le colline della Val di Pesa e quelle della Valdelsa a quasi 400 metri di altezza ed anche qui la posizione collinare determina visioni notevoli di paesaggio. La sua nascita è legata alla distruzione della città murata di Semifonte, potente fortezza imperiale sorta sulla Via Francigena che assieme a San Miniato, Fucecchio e al Castello di Montegrossoli nel Chianti, formava una cintura fortificata con la quale l'Impero controllava l’Italia Centrale. Semifonte era una fiorente cittadina dedita al commercio dotata di palazzi, chiese e botteghe che fece sorgere il detto: “Fiorenza fatti in là, che Semifonte si fa città”. Ma Firenze non rimase a guardare: dopo un lungo e drammatico assedio, nel 1202 la città fu espugnata e la vendetta fu terribile: venne rasa al suolo e con un editto si vietò a chiunque di costruire dove sorgeva la sfortunata città.
La conformazione medievale (foto www.colonialvoyage.com)
Dalle rovine di Semifonte fu preso il materiale che servì per costruire le mura di Barberino che già nel 1250 ottenne il riconoscimento di podesteria. Dopo che l’Imperatore Arrigo VII ebbe desistito dall’infruttuoso e lungo assedio di Firenze, riversò la sua vendetta su alcune città dei dintorni, tra cui Barberino, che venne espugnata nel 1312. Ma Firenze tornò in possesso velocemente di Barberino, che anzi, continuò a svilupparsi.
In quel periodo visse il barberinese più famoso: il notaio e poeta Francesco di Neri di Ranuccio, meglio noto come Francesco da Barberino, autore di quel galateo femminile che è il Reggimento e costumi di donne. Dalla famiglia del notaio discese quel Maffeo Barberini che nel 1623 divenne Papa col nome di Urbano VIII. Quasi contemporaneo di Francesco fu Andrea di Jacopo de’ Mengabotti, scrittore d’avventura di cui ancora oggi si trovano in libreria i suoi Guerin Meschino e i Reali di Francia.
Osservando Barberino possiamo notare la tipica struttura di una cittadina medievale fortificata: la cerchia muraria, di forma ellittica, e il borgo tagliato dalla strada diritta per il senso della lunghezza. Alle sue due estremità si trovano le due porte d’accesso, di cui quella meridionale conserva ancora intatti i caratteri architettonici trecenteschi. Le sue case e i suoi vicoli sono rimasti quelli originari del 1300 e questa caratteristica di cittadina fortificata è esaltata dall’altura su cui è situata.
La metà orientale del territorio comunale di Barberino fa parte del Chianti Classico: in questa zona sono sviluppati soprattutto viticoltura e turismo. Nell’altra parte invece vi è stato un forte sviluppo industriale soprattutto per camperistica, meccanica e mobilistica.
Camminando per le caratteristiche strette strade del centro ci si imbatte in interessanti edifici tra cui il Palazzo Pretorio, con gli stemmi degli antichi podestà, alcuni dei quali in pietra e altri in terracotta; il trecentesco Palazzo Barberini con il suggestivo cortile interno munito di pozzo circolare originario al quale attraverso camminamenti sotterranei accedevano le milizie di guardia ai torrini della rocca. Di rilievo è anche lo Spedale dei Pellegrini eretto nel 1365 che serviva come vero e proprio ospedale e come ricovero per i viandanti più poveri.
Il castello della Paneretta è notevole per il suo stile architettonico: ha una struttura quadrilatera, mura massicce coronate da merli guelfi, feritoie, torri angolari e il classico mastio centrale. Probabilmente sorse dopo la distruzione di un castello posto dirimpetto, raso al suolo dai ghibellini dopo la battaglia di Montaperti del 1260. Nel 1557 Maddalena Vettori, unica figlia di Bernardo Vettori, sposò Ludovico Capponi che fece restaurare e ingentilire il castello con affreschi ancora visibili nel cortile. L’ultima Capponi, Cassandra, sposò nel 1669 il marchese Francesco Riccardi portando come dote, tra l’altro, un’importantissima parte dei codici, pergamene e libri che costituiscono il nucleo principale della Biblioteca Riccardiana di Firenze. Nel 1871 il castello pervenne in eredità agli Strozzi che ne sono gli attuali proprietari.
Petrognano è un pittoresco gruppo di edifici turriti che formava un borgo appena fuori della città di Semifonte. Proprio perché si trovava al di fuori, venne risparmiato dalla furia distruttiva dei fiorentini. Alla metà del Trecento passò sotto la protezione della potente famiglia dei Capponi che costruì la splendida villa rinascimentale al centro dell’abitato. A ricordo della distrutta città, i Capponi chiesero l’autorizzazione direttamente al Granduca, in quanto vigeva ancora il divieto di edificazione in quell’area, di poter costruire una Cappella dedicata a San Michele. Progettata da Santi di Tito nel 1597, la cappella riproduce in scala 1:8 la brunelleschiana cupola di Santa Maria del Fiore.
Della città di Semifonte non restano che alcuni ruderi di fornaci e cappelle. Suggestiva è la cosiddetta Fonte del Latte.
Assieme a Barberino costituiva uno dei baluardi della difesa fiorentina in contrapposizione ai castelli dei feudatari dell’interno. La sua origine è però molto più antica, lo testimoniano numerosi reperti rinvenuti sul luogo. Tignano conserva la tipica struttura di un castello murato circolare: le sue abitazioni chiudono a cerchio una piazzetta interna su cui si affacciano anche la chiesa e il cassero, al lato dell’unica porta di accesso, costituita da un suggestivo arco.