Poco discosta dalla strada statale che collega il Chianti al Valdarno, a 628 metri di altezza sui Monti del Chianti, in mezzo a magnifici boschi e con un superbo panorama, si erge la Badia a Coltibuono. Vicino ai resti dell'antica badia, trasformata in villa, resta una chiesa romanica con la massiccia torre campanaria. La chiesa di San Lorenzo venne eretta nel 1049 per volontà dei Firidolfi, signori feudali della zona, che nel 1095 costruirono anche un ospizio per i pellegrini. Nel 1115 figurava già in possesso dei Benedettini Vallombrosani che hanno la casa madre dirimpetto, dall'altra parte della valle, sulle pendici del Pratomagno. Questo cambio fu dovuto alla volontà dei Firidolfi di creare un contrappeso all'autorità dei vescovi che controllavano il clero urbano che a sua volta sosteneva i borghesi nelle loro rivendicazioni, mentre i Benedettini avevano tendenze e simpatie più aristocratiche.
Il monastero (foto www.badia-a-coltibuono.com)
All'inizio del Quattrocento il monastero non aveva quasi più monaci: l'istituto, mal gestito, aveva sofferto delle continue guerre tra Siena e Firenze. In seguito, per ridargli vita almeno sul piano economico, venne dato in commenda ad alti prelati, fra cui Giovanni de' Medici, il futuro Leone X. Quando Siena cadde in potere di Firenze, i monaci ingrandirono la proprietà e avviarono lavori di rifacimento. Nel 1710 vennero costruite le cantine, ancor oggi utilizzate.
Il 10 dicembre 1807 le truppe napoleoniche entravano a Firenze. I beni delle congregazioni religiose vennero confiscati: anche Coltibuono fu messa in vendita, ma gli acquirenti non si presentarono. Per vincere gli scrupoli degli italiani, i francesi rivendettero i beni ecclesiastici sotto le apparenze di lotterie. Organizzarono quindi grandi tombole, il cui primo premio era un'abbazia o un altro edifico ecclesiastico. Così nel 1846 Coltibuono venne acquistata dalla famiglia Giuntini, a cui appartiene tuttora. Nel 1939 Marilù Giuntini trasformò Coltibuono in una dimora incantevole e comoda. Grande amica di Bernard Berenson, ne fece un luogo di cultura. Oggi è una tenuta enologica di grande prestigio, con un ristorante annesso dove vengono tenuti anche corsi di cucina italiana.
Probabilmente al momento del passaggio ai Vallombrosani nel XII secolo, la chiesa venne ricostruita e soltanto la navata potrebbe appartenere ad una precedente costruzione. L'edificio si presenta con una pianta a croce latina: il transetto è molto sporgente e l'abside è semicircolare. All'incontro della navata col transetto s'imposta una cupola su base ottagona; esternamente questa è protetta da un tiburio quadrato con una strana copertura che assomiglia a una pagoda. L'edificio è nel complesso poco illuminato perché prende luce, oltre che da un'apertura sulla facciata, solo da tre finestrelle a doppio strombo poste al centro dell'abside e nelle parti terminali dei due bracci del transetto. La chiesa è completamente priva di elementi decorativi, cosicché assume particolare risalto la preziosità del paramento murario, in perfetti filaretti di alberese.
La facciata è preceduta da un porticato che gira sul fianco sinistro fino alla base del campanile merlato, di mole veramente grandiosa, che a circa tre quarti della sua altezza si apre con quattro grandi monofore. Sul lato destro della chiesa è invece il chiostro con gli altri locali monastici, ora adibiti a villa.
“Triste dimora di uccelli notturni in mezzo al silenzio e alla solitudine dei boschi, le cui pietre annerite dal tempo e ricoperte di edera e di cespugli selvatici potrebbero narrare ai passanti chi sa quali pagine di storia e di avventure, forse talvolta liete e dilettevoli, ma il più delle volte tragiche e sanguinose.” Così scriveva il Cabianca di questa rocca longobarda, prima dimora dei Cattani, discendenti dei Firidolfi e fedeli al Marchese Ugo di Toscana, poi possesso dei Ricasoli, che ne sono tutt'ora proprietari. Distrutta una prima volta nel 1172 dai fiorentini, il colpo di grazia le venne inferto dalle truppe imperiali di Carlo V che la distrussero definitivamente nel 1530. Dalle sue rovine si gode un bel panorama su tutto il Chianti e su parte del Valdarno.